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QUANDO A MIGRARE ERANO GLI ITALIANI

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QUANDO GLI  ITALIANI ERANO MIGRANTI.


Al Galata, museo del mare di Genova dal 10 giugno é stata inaugurata un'interessante mostra, che con otto sale in tre gallerie per un totale di 1200 metri quadri, documenta le grandi migrazioni italiane del novecento.
La particolarità di questa mostra é che non si limita ad un'esposizione di foto e di documenti dell'epoca, ma fa vivere ai visitatori in prima persona l'emozione di essere un migrante.

Muniti di un passaporto e di regolare biglietto, i visitatori si immedesimano infatti in uno dei migliaia di emigranti italiani appena arrivati a Genova per imbarcarsi su un piroscafo diretto a Ellis Island. Grazie a supporti tecnologici e all'aiuto di centri di documentazione  che hanno fornito una grande quantità di documenti originali  sarà possibile imbarcarsi  con il passaporto di una persona realmente esistita e seguirne il percorso, le vicissitudini durante il viaggio, dall'attesa dell'arrivo del proprio battello all'antica stazione marittima di Ponte Federico Guglielmo (oggi è Ponte dei Mille) all'entrata dell'imbarcazione.  

Ricostruito anche l'arrivo negli Stati Uniti, dove i migranti venivano sottoposti ad un severissimo interrogatorio per essere accettati o piu' spesso rifiutati
.



GLI ITALIANI NON DEVONO E 

NON POSSONO DIMENTICARE
.

Troppo spesso gli italiani dimenticano o ignorano la loro storia. Ignorano i sacrifici, le sofferenze, le umiliazioni dei loro genitori. Si dimentica di quando si veniva soprannominati "testa di brillantina" o  "maccaroni". 
Si ignora il fatto che qui in Marocco ci siano figli e nipoti di italiani che all'inizio del novecento sognavano l'America e che invece sono stati sbarcati  qui da qualche scafista disonesto.  Questi  compatrioti in nordafrica ci  hanno vissuto arrangiandosi, facendo  i lavori piu' umili, anche i venditori ambulanti. 
In troppi si dimenticano le odiose parole dei razzisti e degli xenofobi di un tempo non tanto lontano, come quelle dello svizzero James Schwarzenbach che asseriva che i migranti italiani erano un fardello del quale bisognava sbarazzarsi per non turbare la quiete del cittadino svizzero.
Fanno commuovere fino alle lacrime i racconti dei nostri bambini  emigrati riportati nel libro «Versteckte Kinder» (Bambini nascosti) di Marina Frigerio e Simone Burgherr . Costretti a vivere nascosti e in silenzio per paura delle denunce dei vicini.  Trentamila erano, a metà degli anni Settanta, i bambini italiani clandestini in Svizzera: trentamila. . . non si puo' dimenticare!

 
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